IL VIZIO
Foto S.G.
il vizio è congenito difetto
di qualunque dna
il vizio è la tristezza
come la crepa del muro
il vizio non ha prezzo
e quando sei un poeta del cazzo
ti abitui a graffiare le tue verità
ti abitui a tosare i concetti come le pecore nere
e quando sei un poeta del cazzo
innesti la tua sporca visione del mondo
dentro qualche pensiero scaduto
come il latte dentro il cartone dimenticato nel frigorifero da una settimana
e quando sei un poeta del cazzo
i misteri della tua mente ti trascinano sul fondo
e inseguono la sirenetta che poi cresce e il film finisce
e non vissero felici e contenti
quando sei un poeta del cazzo
ti appoggi al bastone
senti la sete dell’universo
hai la fame della iena e ridi
come una iena
quando sei un poeta del cazzo
sei come una dea che cala improvvisa sulla terra
sei immortale come quelle idee incapaci di cambiare il mondo
sei neve sciolta che svanisce in fango
il vizio è il velo
è il nascondiglio della sposa
dieci passi più uno sbagliato
perché sei ancora una principiante
Graffiante come felino affamato, irritata da una categoria poco operosa, fine a se stessa, che ha tra le proprie armi quella del sapersi vestire di bianco e facendo capoccella tra un rigo e l’altro s’atteggiano di nero per aver voce in prima pagina!
Lirica triste e cruda. Incisiva ed efficace. Buongiorno a te 🙂
Buongiorno Rodix! 🙂 sono felice per questa traduzione.
Spero questa bella esternazione sia stata solo frutto di un momento scuro e sia tornato a splendere il sole. 🙂
cinquantasfumaturedipoetessarossa, è come un trailer di un film tutto da girare
Da rileggere più volte. (come sempre)
Masticare, decodificare.
Molto interessante!
sono curiosa ti sentire la tua chiave di lettura
mi piace, molto.
la rileggo e vi trovo di più, più sintonia con sapore inasprito e ruvido delle parole.
c’è il disincanto, il realismo amaro di un Bukowsky, ma manca la luce, seppur fievole, di una via di fuga, di una compassione salvifica, in fin dei conti, di una redenzione ultima, comunque vada a finire.
qui la sentenza è più spietata. è senza appello.
ci sono dei versi che preferisco, ma rileggendo il tutto diventa sempre più omogeneo e compatto. uno.
mi piace quel “e quando sei un poeta del cazzo / ti abitui a graffiare le tue verità / ti abitui a tosare i concetti come le pecore nere” (graffiare, tosare: ruvidezza, rudezza, mancanza di mezzi e voglia per limare, edulcorare l’effetto di questa poetica sprezzante e realista, rude, violenta quasi…). l’autolesionismo di questo autodafé si fa sentire subito nel suo processo doloroso di messa a nudo e privazione di ogni speranza…
mi piace quel famelico, sarcastico, consapevole piegarsi su se stesso e mordersi la coda della iena (mi viene in mente la iena di un racconto di E.H., che ferita mortalmente, il ventre squarciato da un proiettile di cacciatore, implacabile, vorace e spietata, prende a mangiarsi le budella sanguinanti…).
mi piace il finale, più enigmatico e algido, spettrale nel suo simbolismo: “il vizio è il velo / è il nascondiglio della sposa
dieci passi più uno sbagliato / perché sei ancora una principiante”.
la sposa-principiante, il significato di quel velo che insieme protegge e nasconde.
il vizio.
di forma,
è la cricca nel vaso,
la cosa fuori posto,
il dettaglio incorreggibile,
la rovina – lenta
inevitabile.
il poeta è il condannato.
è la iena che si mangia le budella.
ride, gode
mentre si scava la fossa
con le sue stesse parole.
il vizio sono le sue stesse parole
incapaci e potenti.
che creano sogni per affondarli,
distruggerli.
il vizio è la nota stonata
che invade il silenzio
e rovina tutto
il vizio è l’opera incompiuta
il desiderio irrealizzabile
è intravedere il Bello
senza esserne parte.
Il vizio è di tutti, è una cifra che ciascuno ha addosso. Non è l’imperfezione. Il vizio è quella specie di abitudine che ci mette il suo in ogni cosa che fai e quando sei un poeta del cazzo, provi a cercare nell’ironia una via salvifica che giustifichi il tuo essere al mondo. Sarai sempre un principiante. Uno che sa lunga, e che si nasconde dietro un velo bianco, che di virginale non ha niente. Perché il poeta del cazzo e anche una puttana delle parole, ti stronca o ti ammalia, ma non appartiene a nessuno. E se decidi di essere suo, allora ti pieghi alla sua legge, alla sua visione, alla sua idea (un’idea che non cambia il mondo), potresti averne qualcosa in cambio o niente. E’ una scelta. Il vizio rende schiavi, è il vizio dei vizi: che sia alcool ,sesso ,nicotina, scrivere.
In questo vizio non ci leggo accezioni così negative, anche se potrebbe esserci una rassegnazione di fondo.
La bellezza è l’ antitesi del vizio. La bellezza è assoluta. Il poeta del cazzo vorrebbe scriverla per divenire immortale. Ma la bellezza autentica non è che un istante, un dono. E il poeta non è che un semplice mortale col vizio di scrivere
…più che poeta del cazzo, mi sa che sono un po’ eta del cazzetto.
Un poeta nel cazzetto con i sogni diciamo.
Com’è buono? 😉
Scusami se faccio sempre lo sciocco, ma è un abito che mi calza bene, non so perché.
La tua poesia è però, molto carina, graffiante e carina
Insomma anche il tuo è un vizio, no?