Perdersi di vista – Pensieri cattivi di una madre moderna – Vecchie soluzioni sempre valide per sentirsi belle e di conseguenza buone

E’ un po’ perdersi la vita. Sì ti senti ogni tanto, ti racconti, cerchi di dire chi sei stato in quei mesi, settimane in cui ciascuno era altrove, con la propria vita e il proprio tempo.
E diventi una specie di estraneo perchè non condividi che il passato. Un passato che adesso non è nemmeno materia per quelle serate nostalgiche alla come eravamo.
Ci si modifica adattandosi alla forma di qualcun altro. I figli. Che quando sono molto piccoli non solo ti disegnano la forma ma ti assorbono completamente. Pochi chili, zero parole, bisogni primari. E tu non ci sei più, inghiottita dentro l’essere mamma, tentacolare e voracissimo dato di fatto.
In quel periodo lì, quando sei la nutrice, ruolo che appaga, che piace, che rifarei, comunque sei annullata. Hai quel pensiero lì. Nutrire. Sei la fonte di vita. Innamorata della fantola sorridente e vorace. Amante tradita da pianti inconsolabili e urla impossibili. Ti chiedi perchè lo faccia e non la smetta. E dopo due ore che non si placa il pensiero cattivello del chi me lo ha fatto fare diventa un diabolico desiderio di fuga in un mondo di soli adulti magari esotico.
Lo scorso anno accademico 2012/2013 è andato più o meno così.
Settembre-Ottobre
Tre settimane di inserimento al nido
Obbiettivo portare la piccina all’asilo per le 08.20, in modo da essere in ufficio alle 08.30 per uscire alle 17punto zerozero per stare di più con lei.
Strategia
Sveglia 06.20: lo zombie si butta sotto la doccia per svegliarsi, sveglia la fantola la nutre la veste la deposita tra nani moccicosi e tossenti per poi riportrala a casa piena di catarro e con serbatoi di microorganisimi e batteri pronti ad infestare madre padre nonni zii e vicini
Novembre
Dopo 10 giorni di bocca infuocata e lingua dolorante, un disagio insopportabile, giorni nei quali fatico a mangiare (non per questo dimagrisco) con sgamo ottengo visita da otorinolaringoitra a varese che mi diagnostica forma di stomatite e glossite e mi imbottisce di integratori vitaminici e alimentari e mi ordina la classica dieta in bianco per almeno un mese
Mi drogo di betotal, due pasticche al giorno che mi fanno sentire un leone, intanto la fantola un po’ si ammala, un po’ sta dai nonni ed evito di fare lo zombie alle 6.20
dicembre
La fantolina è definitely KO, io sono decisamnete KO. Finirò le mie tre scatole di antibiotici due giorni prima di Natale, trascorrendo dicembre con tre settimane di malattia causa violenta sinusite.
Durante le vacanze di Natale mi pare di vedere la luce.
Ma il miraggio finisce la notte del 6 gennaio dove vomito a ripetizione per 8 ore sotto attacco di germi assassini inglobati dalla piccola nei soli 3 giorni di asilo frequentati.
Il germe assassino passa poi al babbo e al nonno.
A gennaio ritorno dall’otorinolarigoitara perchè la sinusite non mi ha mica abbandonata: antibiotico, cortisone e altri 10 gg di pasticche. Il mio fisico depurato da 9 mesi di gravidanza e 13 di allattamente ha assunto finalmente la sua dose di chimica!
Potrei continuare. Fino a giugno non è stata proprio una passeggiata e le vacanze sono arrivate salvifiche. Mia madre, la nonna, si è presa la polmonite ed è andata in ferie a settembre.
Quest’anno porto la fantola per ore 9.00.
Mi sveglio alle 7
inizio a svegliarla alle 7.40 per riuscire a colazionarla per le 8
Arrivo in ufficio alle 9.15. Per ora ho solo avuto un raffreddore bestia con inzio sinusite curato con una scatola e mezza di antibiotico…

La mia cara amica C è rimasta incinta nel periodo sopra descritto e ora è mamma della gioiosa C, ho finto entusiasmo per la cosa fin dall’inizio. Nel mio orribile anno accademico non poteva essere altrimenti. Non riuscivo ad essere felice per lei. Una cosa di cui mi vergogno.

Ho visto C due volte durante i fatidici 9 mesi. Decisamente una vergogna. Una sera invitata a cena a casa mia ha assistito ad un inizio di otite della fantola, con vomito dello sciroppo di tachipirina sul divano, il pianto urlato inconsolabile. Ecco quello che ti aspetta, avrei voluto dirle, come se non fosse bastato l’esempio.

Adesso, che potremmo condividere l’essere madri, io sono ancora in grossa difficoltà. Sono a disagio. Non sono il tipo che dà consigli. Ti posso dire come ho fatto quando è successa una cosa, ma dirti che la mia scelta è il meglio assoluto non me la sento. Non possiamo condividere il come eravamo. Non son cose di cui fa bene parlare mentre hai un’idrovora attaccata al capezzolo e i tuoi migliori reggiseni in fondo al cassetto.

So bene che questo periodo, l’annus horribilis, poi passa e piano piano ti senti meglio. Ti riconosci. Prendi in mano la situazione e ti ridisegni. Te lo devi e lo devi a tua figlia, che non si merita una madre grassa, con tette informi, dentro vestiti larghi e per di più senza trucco. Te lo devi perché quando vedi in giro donne ben più giovani di te, trascurate, sciatte e totalmente inguardabili ricordi di avere sempre detto a tutti: io non diventerò mai così. E ci sono andata vicino a quel baratro lì, mi sa che ci sono pure scivolata dentro ma non son precipitata.
Il risveglio è solo un moto di autostima. Il risveglio è un ceffone che ti devi dare ricordando a te stessa che un tempo eri molto incosciente e temeraria. Ora puoi essere una temeraria cosciente.
E con questo spirito entri in un negozio di intimo, ti fai forza, ti dici ce la posso fare, e ti compri un bel completino. E dentro ci fai la tua porca figura. Sic!