LO SPAZIO BIANCO
Il piacere. Il piacere è sentire. Senza sapere.
Sentirmi spaesata, ma non disorientata.
Attratta.
Dove è quell’Isola?
Una domanda che è come una cerimonia: io che cammino sulla passatoia rossa che si srotola di fronte a me fino ad un altare, io che dico a memoria tutte le preghiere che conosco, senza conoscere alcun dio, io che pronuncio parole scritte solo per me. E qualcuno mi ascolta.
Io che so come finisce la storia.
La storia finisce.
Non bussa nessuno.
Non ci sono più porte.
Ed è come un’estasi e una dannazione.
Posso buttare via tutte le chiavi e tenere soltanto quelle dell’irragionevolezza e del desiderio, come reperti di un tempo antico, per riscriverne la storia, come un romanzo, e cambiarne il finale.
Ma accade che i personaggi prendano vita propria, si ribellino alla penna dell’autore, macchino d’inchiostro il manoscritto, confondendo luoghi e parti.
Il piacere. Il piacere è sentire. Senza sapere. E’ lo spazio bianco tra una riga e l’altra, quello dove si sottolinea e si annota, dove si pasticcia la stampa con i pensieri.
Bisogna vietare il matrimonio per legge..:-)
Una pagina già scritta ha un fascino particolare. Perché puoi leggerla e sapere come comincia e come finisce. Puoi arricchirla di particolari, darle una chiave di lettura più personale. In una bianca puoi in teoria decidere tutto a priori. Ma il fascino di scrivere senza sapere dove ti porterà il flusso delle emozioni del momento spesso ha il sopravvento…
e qualcuno ti legge.
Lo spazio bianco era sempre troppo poco. Allora incominciavano gli asterischi, con segnacci incredibili che rimandavano ad atre parti del foglio o addirittura ad altri fogli. Così il discorso s’ingarbugliava; almeno finché scrivevo con la penna.
Ma ora, al computer, non è meglio. Gli spazi bianchi rimangono e i personaggi, anche se gli si prescrivono delle regole, tendono ad andarsene per i fatti loro, a volte diventano invadenti, tentano di applicare il principio di Heisenberg, ma so che ci sono dei punti in cui ho ottime probabilità di ritrovarli. E che cavolo; sono o non sono Dio? Sono Io a dare le regole, in fondo.