RossoPensiero 6

ErrePi 6

Treno perso treno preso. Un destino segnato dall’inversione di due consonanti. Treno veloce, troppo. Treno dell’alta velocità: non riesce a guardare fuori dal finestrino, il paesaggio scorre e appare sfuocato, i contorni sono mescolati. Si vedono solo i colori, come macchie futuriste su tele che cambiano ogni secondo. E’ il giorno dell’anniversario della strage di Bologna e vede le corone appena posate alla stazione. Sta andando a Brescia. Un’altra strage. Pessima combinazione pensa. Oggi è proprio il giorno delle deflagrazioni. Ma nessun dolore universale. Non ha voglia di pensare al dolore degli altri. E poi il suo non ha nemmeno i contorni del dolore. E’ ancora presto per nobilitare questo strappo come dolore. Ha preso un treno la mattina presto senza avere dormito. Ha ancora il sale sulla pelle. La sabbia nei capelli. Il sapore. Si lecca il dorso della mano per sentire quel sale. Passa la lingua sulle labbra, lo fa sempre quando ripensa. E prende tra le dita una ciocca di capelli, la arrotola un po’, ma non è docile e morbida come vorrrebbe. Sta ripensando. Elaborando. Ricostruendo. E sente sotto di sè i binari scorrere. Ma i suoi pensieri deragliano. Si capovolgono. Fanno il rumore di lamiera che stride contro lamiera. E scintillano. Adesso si morde il labbro, dentro. Stringe tra i denti un po’ di carne, inconsapevole, fino a farla sanguinare. Un altro sapore, metallico. Immagini che scorrono su una lastra di marmo bianco come un bassorilievo antico, tecnica antica del fumetto e del fermo immagine. Cerca nell’arte la nobilitazione per quel dolore. Dove vanno i pensieri? Dove cercano consolazione? Agosto, mezzogiorno. 12 ore fa, minuto più minuto meno. Ne ha la certezza, da quel pensiero uguale ora è il pensiero contrario. Non è un dolore. E’fisica. Sì! E’ un passaggio di stato. Treno perso. Treno preso. Sì, ha perso qualcosa. Ha fatto un po’ male. Passa la lingua sulle labbra. Tra l’altro Declan è anche un bel nome.