COME I CADUTI ALLE TERMOPILI – NUMERO ZERO

Sono cambiate tante cose. Gli attori, il regista, lo sceneggiatore, sono tutti morti. L’aereo su cui viaggiavano si è schiantato nell’Oceano Atlantico. Proprio come in un film. I resti si trovano non lontano dall’isola di Santa Lucia, nei Caraibi. Sono a circa 200 metri di profondità, impossibile organizzare una qualsiasi operazione di recupero. Le loro storie sono ora fogli sparsi nel mare, cibo per pesci, lamiere accartocciate. Erano maschere pirandelliane che hanno danzato senza mai mostrare il loro vero volto. Vorremmo poterci chiedere se costoro ne hanno avuto davvero uno. Chi ha letto le loro storie se li sarà in qualche modo immaginati, non credete? Eppure quel che ci resta, apparentemente, è un velo di nostalgia, misto ad incredulità e anche, se ci permettete, a una presa di coscienza della stupidità umana. E’ da stolti la convinzione che i libri possano cambiare le persone, che le storie ci possano insegnare, come se fossero favole con la morale consolatoria finale. “O mythos deloi oti”, la favola mostra che. Non è così, non più. Leggere e scrivere sono passatempi, come il calcio, le automobili, il giardinaggio. Sono solo qualcosa con cui noi riempiamo il tempo, quando non siamo impegnati nelle incombenze quotidiane, quelle che tanto denigriamo come abitudini insane e malsane, quelle che ci snaturano e che alla fine, invece, dimostrano la loro forza mancandoci come terra sotto i piedi. Pochi i coraggiosi che le affrontano, ancora meno quelli che se ne liberano. Ma non siamo qui a cantarne le lodi, neppure nello spirito di Simonide. Dal fondo del mare non si alzerà alcun grido, non voleranno i gabbiani a pelo dell’acqua, tracciando cerchi e accarezzando la superficie, attratti da forze ignote, da una illusa vitalità che stenta ancora a morire. Non ci saranno pellegrinaggi nei luoghi amati, neppure fiori sulle tombe vuote, o vie intitolate, o un giorno sul calendario. Sono cambiate tante cose. E noi, fedeli alle leggi della stupidità umana, soffiamo via quel poco di cenere che resta, di braci ormai spente da tempo.