31 FEBBRAIO
Così febbraio appena iniziato finisce domani.
Le distanze si accorciano nel libro che ho appena finito e con le mani gelate aspetto che si allunghino le giornate.
E’ tutta una questione di misura, di ore di luce, di fantasia, per inventare la sopravvivenza di oggi, che è come colorare la noia stando dentro ai margini.
Ma è nella sbavature tutto il senso dell’esistere.
Esco dai confini della tana, come un animaletto che si è appena svegliato dal letargo; vorrei correre ma non azzardo. Prima devo rinforzarmi, nutrirmi di bontà, ho bisogno di energia altrimenti sarò il pasto facile del primo predatore che incontro. Poi, quando sarò forte abbastanza, mi metterò a correre e sarà difficile starmi dietro. Le mie incertezze sono un inganno. Che si avvicini quel tanto che basta ad illuderlo di avercela fatta , lo sorprenderò.
Questa è la regola del gioco, ma lui non lo sa, perché fa sul serio. In questa che sembra una competizione, non c’è un vincitore e un vinto. E’ tutta fatica sprecata, la sua. Non mi raggiungerà. Nella mia categoria non c’è chi arriva primo. Perché siamo tutti già arrivati da un pezzo.
E’ per questo che mi piace febbraio. Un mese di ventotto giorni, a volte ventinove, un mese corto, una pagina di calendario degna di esserlo come se ne avesse trentuno. Nello spazio bianco che resta in fondo, coloro tre giorni che non esistono, o quasi, un ventinove ogni quattro sfumature, un trenta con la lode su un libretto dove manca, e un trentuno febbraio rivoluzionario, di quelli di una volta, col pugno alzato.
bello 🙂
mi piacciono le attribuzioni che dai ai tre giorni mancanti.
ed hai ragione è nelle sbavature tutto il senso dell’esistere.
ml
Il pugno alzato è la cosa che più risalta in questo testo. Nella sua assenza (o utopistica, immaginifica commemorazione). Brava.
Grazie!!!
Tu sei anarchica dentro, per quello ti piace febbraio.
Ordine ci vuole, che diamine !!!
Una riflessione azzeccata dai contorni solitamente fluidi, definiti, dove gli occhi sanno bene dove poggiarsi per poi farsi trascinare. Tutte le inquietudini hanno una loro tana, un loro fulcro ed anche una propria essenza… un po’ come quel meno famoso 38 luglio in cui era scoppiata l’afa… il calendario è solo un promemoria… asettico, non di parte ma imprescindibile!!
dove sempre e mai coincidono e si abbracciano. si inseguono nell’adesso.