NUMERO CINQUE
NUMERO CINQUE
Il tuo vagare monotono sta in una fotografia in bianco e nero.
Per strada non incontri nessuno.
C’è silenzio in questa notte che per te non ha nulla di santo, una notte come le altre, fatta di passi nelle vie deserte, senza sorprese dietro gli angoli, mani in tasca, dita che giocano con una moneta.
Conosci a memoria il percorso, come l’insonnia che ti ammala questa notte, come i sogni che avresti voluto sognare se mai il sonno buono ti avesse raggiunto.
Invece sei qui, dentro questo dedalo di svolte che non ti cambieranno la vita, senza un filo di Arianna da seguire perché tanto non ti perderai.
Cammini come un pellegrino ma non hai uno zaino sulle spalle né troverai una locanda pronta ad accoglierti.
La notte è lunga, si misura in passi e brevi soste.
Che se arrivi in anticipo poi dovrai aspettarla, l’alba del giorno nuovo.
5 son le cose che piacciono a me:
le tue foto,
le tue notti,
le tue parole,
le tue ombre,
le tue mani…
Un pensiero quasi romantico su questo Numero Cinque che non voleva essere un’immaginazione romantica.
Ahi ahi ahi Rodix!… sei un ragazzo romantico! Lo sapevamo :-). Ora, se la foto ti piace, perché non ci scrivi una storia anche tu? So che ti piacciono queste sfide e poi la foto è proprio bella (me lo dico da sola e non dovrei). Potrebbe uscirne qualcosa di bello!
Grazie. La tua fiducia un po’ mi mette ansia ma ci proverò. Non so se ci riuscirò e quanto tempo mi occorrerà, prometto solo di provarci. 🙂
Non c’è scadenza, deve essere un piacere 🙂
A volte le notti lunghe, fatte di passi senza sorprese e brevi soste o di occhi alzati al soffitto in una buia stanza, sono un passaggio necessario per accogliere e coltivare i pensieri e le idee. All’improvviso essi possono sublimare in una visione limpida dei nostri sogni e del nostro futuro. E così anche una notte lunga può sortire effetti che nulla hanno a che fare con la sua apparente pesantezza.
Così come talora le vite possono cambiare anche solo guardando con gli occhi una foto in bianco e nero che stiamo per scattare.
Bella foto, carica di atmosfera.
E’ una storia di non Natale (breve storia di una notte di non Natale era il titolo che avevo pensato all’inizio).
Le solitudini non vanno in vacanza la notte del 24 dicembre e non scrivono le lettere a un qualche Babbo Natale per trovare un dono sotto l’albero. Le solitudini a volte si fanno fotografare, o raccontare. Possono essere un dono consegnato in ritardo, che ti arriva quando hai già disfatto l’albero.
Come sempre piaciuto, intuito, lambito, carezzato. Ché così dev’essere. Per tornare di nuovo ad assaporarne il profumo e il respiro. Sempre brava.
Grazie. Soprattutto per l’idea del profumo. Non ci avevo pensato. Eppure se guardo la foto e mi rileggo si sente tutto.