CI MANCA LA PRIMAVERA – DIVAGAZIONI SU PAROLE ALTRUI
CI MANCA LA PRIMAVERA – DIVAGAZIONI SU PAROLE ALTRUI
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DI OTTOBRE
Ottobre sono 31 giorni che si accorciano. Ottobre sarà pure maschio ma la castagna e la vendemmia sono femmine. Sul genere del vino potremmo discuterne a lungo. Ottobre regala tramonti brevissimi che tolgono il respiro e ti stupisce con albe rosa, anche se non sei in riva al mare. Ottobre è il primo golfino di lana, è sentire le mani fredde. Domenica otto ottobre c’era il cielo azzurrissimo e il sole scaldava, che sembrava estate. Ma l’estate è puttana. Ottobre no. Non è per tutti. Non vuole esser pagato. Non ti sorride per forza. Ottobre ad una certa ora chiude la porta. E se ti ha invitata a casa sua ti chiederà di restare a dormire.
D’ESTATE
Da ottobre all’estate: è un click la macchina del tempo.
L’estate comincia il giorno più lungo, che lei da subito fa l’esagerata.
L’ estate è puttana, già lo sai. L’estate la da via a tutti e a tutte. E’ scollata e avvenente. E ti urla sfacciata vivimi, vivimi tutta, credimi io non finirò mai. L’estate è bugiarda, ma è bello credere alle bugie in estate. L’estate è una grande bellezza, è fiori sgargianti, gerani ai balconi che non sfioriscono mai. Nei giorni assolati ti si incolla addosso e ti toglie il fiato e anche un po’ il senno.
L’estate ti inganna all’alba con una timida frescura, che presto si arrende al solleone ruggente e tu cadi ai suoi piedi, preda languida pronta al sacrificio per la lunga notte che ti attende. L’estate non contempla sonni lunghi e ristoratori, è il trionfo della veglia, è fare tardi a tutti i costi, per vedere l’alba ma sentirsi ancora nel giorno prima.
L’estate è dei bambini e dei grandi, una democratica di antica scuola, fa contenti tutti, nonni, zii, e cugini che abitano lontano e che vivono solo al mese di agosto.
L’estate: siamo tutti bellissimi e abbronzati, nudi quanto basta per accendere il cerino della passione che però non brucia per l’eternità come i tre fiammiferi di Prévert.
L’estate finisce il 15 agosto ma tu fai finta di niente fino a settembre, e anche un po’ ad ottobre e ogni volta che il sole ti scalda un po’ di più dici che oggi sembra estate, come a San Martino, che però è già novembre. A dicembre invece dici che è già Natale, ma questa storia la leggi voltando la pagina.
D’INVERNO
A dicembre, si diceva, è già Natale. Ma del Natale ne hanno scritto tutti, santi poeti e navigatori. I navigatori si sa tornano sempre a casa per Natale, con i doni esotici delle Indie, che lo zenzero e la cannella mica li hanno inventati in Scandinavia quelli dell’Ikea. L’inverno nasce il 21 dicembre, un giorno cortissimo che è subito sera, ma senza scomodare Quasimodo.
L’inverno ha scarpe pesanti perché è una stagione con i piedi per terra. Cammina a passi veloci fino al 6 gennaio, un giorno disgraziato che tutto si porta via e poi finalmente rallenta, perché arrivare al 31 è tutta una salita. L’inverno ama i silenzi delle notti limpide, quando brillano tutte le stelle che non sono cadute a San Lorenzo. L’inverno non esprime i desideri, ma se guardi il cielo dentro un abbraccio vuol dire che si sono avverati.
L’inverno è la sciarpa colorata, perché non posso stare senza. Vorrei averne trecentosessantacinque ma gli emisferi sono solo due e non potrei mai indossarle tutte. L’inverno sarebbe profumo di legna che brucia nel camino ma ci sono le caldaie a condensazione che sono la morte del romanticismo. Il riscatto sta nel piumone e in tutto quello che ci avviene sotto.
L’inverno a febbraio è ancora inverno, ti tradisce un poco perché allunga le giornate e alle cinque e ancora chiaro e pensi che sta arrivando la primavera, ma domani mattina ti sveglierai con una gelata coi fiocchi, oppure con i fiocchi che scendono dal cielo. Perché l’inverno è la neve, non me la sono mica dimenticata. La neve ce l’ho nel cuore perché quando nevica sono felice. E quando dico felice voglio dire fe-li-ce. Rido, la mangio, la tocco, ci faccio le palle e i pupazzi, la respiro, la calpesto, mi viene voglia di ballare. Ops, ci ho preso la mano.
L’inverno è pure a marzo, che però sa già di primavera per via dei giacinti che sbocciano e delle vetrine con i colori pastello.
L’inverno lo aspetto alla fermata dell’autobus. E mi sembra che non arrivi mai.
La primavera è una ragazzina, è l’ultima neve ed il primo bagno di mare nonostante l’esame da preparare. La primavera è degli impressionisti, dei pazzi, degli allergici. La primavera è di cambiare aria, andar via senza salutare, di un nuovo amore che quello invernale è da cambiare. La primavera è tutto da fare e niente di concluso. Di primavera non si può andare all’inferno, meglio rimandare tutto all’inverno. In primavera mangiamo le fave ma già pregustiamo le ciliegie. La primavera è dei luoghi comuni, che non ci sono più le mezze stagioni e che passiamo in fretta dall’inverno all’estate, ma chi lo dice non la sa più sentire.
La primavera saltella un po’ giuliva e inciampa nel suo vestito a fiori troppo lungo. Guarda indietro per un momento l’inverno, che vorrebbe tenerla per mano, ma lei gli fa ciao e beffarda gli promette ancora una volta che si vedranno l’anno prossimo. La primavera sì è dei pazzi, di quelli che, nonostante tutto, hanno vissuto tutto l’inverno e hanno labbra screpolate e uno due capelli bianchi in più. La primavera è la stagione dell’amore e delle promesse, che diventano traslochi e case nuove. La primavera sono i panni stesi al sole. La primavera vorrebbe essere per sempre l’eterna primavera così quando compio gli anni potrei dire di averne sempre ventitre, che è un’ età niente male, se sei una a cui piace indossare il cappello. La primavera ci mancava e mi piace come l’hai raccontata. Per questo motivo la sto tirando lunga, non voglio ancora mandarla a dormire.
Non so se tutti hanno capito Ottobre, diceva il vate tanto tempo fa, la sua Grande Bellezza presorrentiniana.
Il vino è maschio tranne La Barbera, vinella piemontesa dal cognome siciliano.
La primavera è la certezza di ciò che sta per arrivare. E’ la speranza che tutto sarà bello come la volta scorsa o forse di più.
Il tuo blog funziona in maniera un po’ anomala: non si possono mettere i “mi piace”, complicato iscriversi come follower. Probabilmente è una tua sceta, ma …
Mi piace il tuo finale: L’inverno lo aspetto alla fermata dell’autobus. E mi sembra che non arrivi mai. 🙂
Ho importato il mio blog da splinder quando è morto. Ma il blog è wwww.lapoetessarossa.it e non riesco a capire come poter far mettere i “mi piace” e a iscriversi. Non so perché ho anche un poetessarossa.wordpress. Non lo so. Non ci capisco niente. Se hai suggerimenti sono ben accetti!
Se sei una splinderiana devi leggere questa 🙂
https://splinderianememorie.wordpress.com/2011/12/10/la-diaspora/
Fantastico!!
Una favola questa riflessione sulle stagioni. L’ho letta con la voce squillante di una simpatica, originale maestrina affabulatrice. Piaciutissimo! Complimenti.
Paolo
piacevolissima questa cavalcata anarchica tra mesi e stagioni e ancora più divertenti le postille, tua e di rodix, tra i commenti.
ml
grande post! ma quando si tratta di stagioni sono molto poco illuminato (o sono meno illuminato del solito). dell’inverno che serve a preparare le messi, del tumulto sotto terra nonostante il freddo, importa zero. dell’autunno e dei suoi colori mi interessa ancora meno. della primavera e quelle pioggerelle isteriche poco poco. estate tutto l’anno. 40 gradi di notte, piedi nudi e calzoni corti. il resto è letargo.
così mi piace. idee chiare (illuminate), piedi per terra (nudi) e fan**** alle mezze stagioni (quelle del ca**o mi metto oggi) . secondo me se fosse estate per sempre ci sarebbe anche la pace nel mondo.