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una volta c’era la primavera, con tutte le sue nostalgie. c’erano i futuri possibili delle piccole foglie verdi: bruchi, venti autunnali e chicchi di grandine. una volta c’erano le mode che passavano e quelle che tornavano, e il destino di un vestito si risolveva in un attimo. una volta c’era la merenda alle quattro e mezzora di cartoni, che è un po’ la pausa caffè in ufficio con il suo chiacchiericcio pettegolo.

una volta mi sentivo sicura con scarpe grosse ai piedi e una vecchia sciarpina di seta indiana al collo.

una volta giravo a sinistra a tutti gli incroci, per spirito di contraddizione,  e la destra obbligata, che poi rispettavo, mi ha sempre messo un certo prurito alle mani.

la pazienza è una specie di arte che si apprende con innumerevoli esercizi, anche se poi è l’esame finale quello che conta per la promozione. una volta non avevo pazienza.

la contraddizione passa di grado, e diventa motivante spirito critico, attento e puntuale. una volta ero uno spirito sempre in contraddizione, ma ero anche troppo giovane e di conseguenza solo un bastian contrario.

deviare resta atto rivoluzionario, affascinante, soprattutto quando andar diritto non piace, non ci si è portati. una volta deviavo in modo sconsiderato e quasi coraggioso, l’importante era uscire dalla convenzione, per la quale, di fatto, un disaccordo è un atto temerario.

una volta mi sarei alzata in piedi (rompendo l’ennesimo vetro, sempre come fossa la prima volta), come nel 1993, per esporre la mia idea diversa, motivandola e difendendola.

sono passati 19 anni

ho pazienza

ho spirito critico

mi sono forse guadagnata l’autorevolezza: sono un autorevole bastian contrario.

eppure non ho il coraggio dell’atto rivoluzionario: la condivisione di un’idea non porta necessariamente alla lotta.

vale la regola: c’è la rivoluzione e non so cosa mettermi.

 

eppure basta un semplice gesto per rivelare un’idea…