SENZA TITOLO

 

 

Ancora
una volta è autunno.

Il canto
del provvisorio.

Le foglie
che cadono.

La nebbia
che offusca.

Sono
stanca.

E non è
da me.

Ho voglia
di fumare e di guidare.

Ho voglia
di nero.

Ho le
mani gelate e nulla le può riscaldare.

Sono un
corpo che non cerca nulla e una mente indifferente.

Mi siedo.

Abbraccio
le ginocchia.

E abbasso
la testa per non vedere.

In altri
tempi avrei avuto la notte per vivere.

Il nulla
mi divora, si mangia il buono di me, che è in me.

E mi
anestetizza.

La strada
è vuota.

La strada
non va da nessuna parte.

Ma tutto
ritorna.

Il
passato si rilegge ad alta voce, recitandosi a memoria.

Il
passato non si sogna.

Il
presente si vive.

Il futuro
ha la presunzione di sapere come andrà a finire.

E tutto
questo perché mi sono solo lasciata sfiorare.

Ed ora
sono di nuovo nel letto prosciugato di un fiume.

Evaporato
in una notte, o poco più.

Sassi
levigati che conservano il ricordo della carezza dell’acqua ma che non sono più
lucidi e freschi, come un tempo.

Torno nel
mondo, quello che conosco bene, quello che saluto con il sorriso e il bacio di
Giuda, quando mi sei simpatico.

Torno nel
mondo, vestita di conformismo.

E’ bella
questa bugia.

Finché dura.