DEDICATO AD ALIS

CAPITOLO BREVE

LUOGHI COMUNI SUL MASCHIO MEDIO

 

 

“Sono quello che sono, quello che faccio, quello che sento.

E raramente mi piaccio.” Un quarantenne

 

Esiste l’uomo che se la suona e se la canta e poi ha il coraggio di chiederti, dopo la prestazione (canora) se ti è piaciuto. Se hai compreso l’interpretazione.

 

E’ l’uomo che fa tutto da solo, ti dice che gli piaci, che potrebbe anche innamorarsi di te, che non immaginava potessi essere così, che non vede l’ora di passare del tempo con te, che ti invita a cena a casa sua, arrivi irresistibile, ti accoglie sulla porta, non ti bacia, non ti abbraccia, e tu inizi a sentire puzza di bruciato anche se sul fornello non c’è niente, allora pensi che sarà una cena fredda, molto, che il rum che hai portato per scaldare l’atmosfera servirà ad annebbiarti un po’ il senno e a regalarti una dose di falsa buona educazione per non mandarlo subito affanculo.

Poi siccome è un mondo adulto e si sbaglia da professionisti ci finisci a letto, gli fai vedere quanto sei brava, gli fai tutti i numeri migliori (perché c’è lo scatto i orgoglio, se non sarà il cervello a conquistarlo sarà il sesso a stregarlo e cambierà idea, perché la spes, si sa, è l’ultima dea).

 

Morale della favola.

Meglio finirla qui. Questo è il mio pensiero. Lo so che è attaccabile, confutabile. Ogni pensiero ha un punto debole e non la giusta determinazione tutti i migliori ragionamenti si smontano.

Questo è l’uomo che se la suona e se la canta.

Tu non avevi chiesto la Luna. Non voglio mica la luna, la cantava Fiordaliso negli anni 80.

 

Cara Alis, non ci sono parole.

La fine è nota.

Che si attacchi al tram.

 

Al 24 per la precisione…