…questo è un amore di contrabbando…

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San Juan Chamula, Chiapas
 

Forse mare nero che inghiotte. Sulla riva. In ascolto. Suoni mescolati alle onde e alla sabbia. Verità e bugie.

Ti racconto una storia che non ho vissuto. O forse ho vissuto. Una storia più vera del vero, se la sai ascolatare, più sognata di un sogno, se la sai sognare. Sogni. O favole che finiscono bene.

Mi travesto da cantastorie innamorato. E scrivo. E parlo. E’ una litania antica. Una cantilena. E’ un canto.

Orme sulla sabbia e vento che le cancella. Granelli di sabbia sparsi e mescolati a formare nuove impronte di essere invisibili e inventati, che camminano e bagnano nel mare storie e ricordi.

Sanno di sale e tropico. Colori e montagne. Sanno di fame e fatica. Sanno che non possono che parlare che con gli occhi.

Che non intendono la lingua ma lo sguardo è universale. Profondo. Velato. Basso. Abbassato. Fiero. Disperato.

Poi parlano le mani. Con una penna in mano. Con un gesto. Non per tutti è scrivere. Seduti. Accovacciati. Tra frutta dolcissima, della terra e della fatica. Ringraziando santi e dei con il profumo caldo di resina e fuoco. Profumo ignoto e incredibile.

Nel bianco di sorrisi troppo grandi.

Nell’azzurro di un cielo troppo azzurro.

Dentro un mito americano che qui non ha né voce né storia. Lontano come la Frontiera.

Sentendo dentro il profumo del caffè e della lana.

Immaginando il caldo del fuoco mentre cade la pioggia come un dono. L’acqua è un dono.

E tutto vive e profuma dentro colori accecanti.

Colori che vibrano, vivissimi.

Vita.

 

 

Scritto in qualche parte del Messico nella primavera dell’anno 2008.

 

Ho viaggiato per chilometri di giungla, scalato piramidi antichissime, sono entrata dalla porta dell’Inframundo e percorso il labirinto di pietra, mentre la nebbia saliva piano dalle vallate e svaporava al sole.

 

Fino al settimo stadio, fino ad abbracciare il mondo che l’occhio vede, la mente immagina, e l’antico re ha dominato.