Rosso…inDiscesa

Una discesa fuoripista non è per tutti. Puoi essere bravo finché vuoi. Esperto finché vuoi. Puoi sembrare che tu sia nato con gli sci ai piedi. Ma puoi non essere da fuoripista.

E non è una questione di rischio, di amare il rischio. Perchè il fuoripista richiede, innanzi tutto, rispetto.

Non si tratta di una sfida, ma di una scelta.

Rispetto per il campo d’azione. Non è una pista da aggredire. E’ un terreno da vivere, da scoprire, curva dopo curva, con attenzione.

 

Di fronte c’è una distesa bianchissima di neve fresca, immacolata. Una distesa soffice e morbida, inviolata.

Per il fuoripista ci vuole una neve leggera, come zucchero, quasi polverosa. Deve fare molto freddo. E, dato che il fuoripista deve essere soprattutto un piacere, la visibilità deve essere perfetta.

 

Tutte queste condizioni insieme possono permettere questa specie di rito. Dico: possono permettere che avvenga, perché è una scelta.

Ci si deve ricordare che la distesa bianchissima, apparentemente liscia e e senza tracce, può nascondere un avallamento, una cunetta imprevista, una buca magari profonda. Ma se vuoi fare del fuoripista lo sai. Sai bene che gli occhi non ti basteranno per vedere perché saranno le gambe a sentire e a trasmettere al tuo istinto il movimento migliore. Questione di una frazione di secondo, perché è vero che non vai veloce, ma soprattutto è vero non ti puoi praticamente fermare. Fermarsi significa avere un’altissima probabilità di sprofondare: la morbida distesa bianca potrebbe inghiottirti, è nella sua natura.

 

Il fuoripista è una danza. E’ lo svolgersi di una linea fatta di curve morbide, sinuose, dove è l’istinto a dettare il momento del cambio di direzione. E’ uno continuo bilanciamento di pesi, piegamento e distensione, considerando che, la neve fresca prevede che il peso sia sulle code degli sci. Bisogna letteralmente galleggiare.

Sfiorare la neve come se si fosse praticamente senza peso.

 

E a vedersi, sembrerebbe proprio, che tutto avvenga senza fatica, senza sforzi. Non è così. Ma è una fatica che si sceglie, ha la misura di un respiro che segue il ritmo delle curve. E’ una fatica dolce e appagante.

La tensione si scioglie lungo la discesa.

 

E il piacere è nell’assecondare quei movimenti che ci permettono di galleggiare; per un momento ci sembra di poter dominare lo spazio bianco, che invece ci accoglie, ci dà come il permesso di violarlo, per poterne godere. E’ un momento. Non si tratta di una lunga discesa: è una variazione nel percorso consueto dello sciatore.

 

Poi, giunti in fondo, a valle, ci si gira e si ammira la traccia nella neve, il disegno nel bianco, la linea del percorso scelto, una curva più stretta, magari un’incertezza. Il pendio si è lasciato accarezzare. E quella carezza resterà nella nostra memoria: linea bianca nel bianco, bellezza senza eternità. Sì perché nevicherà, nevicherà ancora. E la traccia verrà cancellata. Il manto ritornerà perfetto, liscio, inviolato.

O forse arriverà il vento che mescolerà le tracce. O il sole a sciogliere la neve.

 

Il fuoripista è una scelta. E’ una danza che non è mai uguale. Una discesa fuoripista non si osa e non si può ripetere, è una sensazione che la neve ci dona: fresca, immediata, possibile.